L’avanzata sovvertiva dell’anticristo
di Suor M. Giovanna dall’isola di Patmos – Anno XVI. 2-2021 – sez. Commentaria – p. 215-230
L’attuale rincorsa verso un pensiero globalista di nuovo umanesimo sta prendendo sempre più velocemente una vera e propria fisionomia. L’apostasia intesa come ripudio totale della fede cristiana miete le sue molteplici vittime in un’avanzata di conquiste antimorali che stanno creando e promuovendo minacciosi venti di “cristianofobia”, volti a promuovere “nuovi valori”: una nuova fede e un nuovo credo ideologico in opposizione al Vangelo. San Paolo, però, ci avverte di stare attenti a non farci ingannare: «Prima infatti dovrà venire l’apostasia e dovrà esser rivelato l’uomo iniquo, il figlio della perdizione» (2Ts 2,3-12). Il riferimento paolino al figlio della perdizione ci riconduce a san Giovanni, che per due volte, nelle sue lettere lo definisce l’anticristo. Risulterebbe assolutamente superficiale risolvere la questione dicendo: “L’anticristo si rivelerà solo alla fine del mondo: non ci riguarda…”.
L’attuale rincorsa verso un pensiero globalista di nuovo umanesimo sta prendendo sempre più velocemente una vera e propria fisionomia.
L’apostasia intesa come «ripudio totale della fede cristiana»1 miete le sue molteplici vittime in un’avanzata di conquiste antimorali che stanno creando e promuovendo minacciosi venti di “cristianofobia”2. In questo contesto è curioso rilevare come la parola “cristianofobia” non sia stata coniata da un cattolico ma da un giurista ebreo statunitense: Joseph Weiler, studiando le dinamiche occidentali sociali degli ultimi decenni, ha constatato, infatti, una sorta di generale e progressiva emarginazione del Cristianesimo a livello pubblico.
Negli ultimi anni, però, tale emarginazione si è rivestita di subdola discriminazione, silente odio e disprezzo. Tale dinamica non è che l’effetto-conseguenza di una sostituzione sempre più imponente di “valori” che con si possono conciliare con la Fede cattolica. Questi “nuovi valori” sono l’automatica condanna dei valori cristiani: formano una nuova fede, un nuovo credo ideologico in opposizione formale al Vangelo.
San Paolo ci avverte di stare attenti a non farci ingannare: «Prima infatti dovrà venire l’apostasia e dovrà esser rivelato l’uomo iniquo, il figlio della perdizione» (2Ts 2,3-12), ma ci avverte anche di una permissione divina verso coloro che aderiscono a tale inganno definendola precisamente come “potenza d’inganno perché essi credano nella menzogna”, avendo preferito e acconsentito all’iniquità. Ed è bene per noi stare molto attenti a questa “potenza d’inganno” che minaccia di incorporare coloro che acconsentono all’iniquità.
Il riferimento paolino al figlio della perdizione ci riconduce a san Giovanni, che per due volte, nelle sue lettere lo definisce l’«anticristo» (1Gv 2,18-22; 1Gv 4,1-3; 2Gv 1,7).
Risulterebbe assolutamente superficiale risolvere la questione dicendo: “L’anticristo si rivelerà solo alla fine del mondo: non ci riguarda…”. La teologia della storia non ha mai registrato un’apostasia simile a quella della nostra epoca, tanto più all’interno della Chiesa. Il più recente avanzamento deve metterci in guardia, poiché con la sua crescita aumenta anche la sua capacità seduttiva, ipnotizzante ed eversiva. E in poco tempo tale evoluzione potrebbe prendere un incalzante acceleramento, sia per la sua intensità che per sua imposizione sulle masse.
In questa dinamica non sorprenderebbe affatto che comparisse improvvisamente un anticristo rappresentativo di tanta valanga di iniquità, con tutte quelle caratteristiche che la Sacra Scrittura delinea chiaramente e drammaticamente.
1. L’ABORTO È UFFICIALMENTE “DIRITTO DEL’UOMO”
Una delle tappe eversive che dovrebbe maggiormente far suonare l’allarme – a chi non ha ancora il cervello completamente assuefatto – è la recente e ufficiale dichiarazione europea nei confronti dell’aborto. Un allarme che storicamente ci riporta a quei diritti fondamentali dell’uomo che iniziavano ad essere proclamati ancora nel lontano 1789, a preparazione dell’imminente “Terrore” francese. Attenzione, perché lo spirito di tali autorevoli riconoscimenti attinge dallo stesso principio, solo la materia è maggiormente grave rispetto ad allora…
Viene qui alla mente come nel romanzo I racconti dell’anticristo del filosofo russo V. Soloviev, in una prospettiva temporale che rimandava al nostro XXI secolo, troviamo l’ipotesi di un governo di Stati Uniti-Europa – con un accenno alquanto profetico –, sostenuto e gestito sostanzialmente dal potere massonico. Qualcuno ricorderà come il cardinal Biffi avesse una grande simpatia per Soloviev, poiché aveva saputo profetizzare non solo la globalizzazione del potere e della cultura sociale mondiale, ma anche la profezia di quelle caratteristiche dell’anticristo che era allora impossibile supporre. L’anticristo di Soloviev è animalista, ecologista, pacificatore di tutte le religioni, ecumenico fino alle midolla. Tutte queste caratteristiche le respiriamo ogni giorno nel nostro contesto di apostasia globale e senza escludere l’ambito cattolico.
Ecco che la fantasia di Soloviev si intreccia attraverso molteplici particolari con diverse coincidenze che oggi, per molti versi, sono tradotte in scontata contemporaneità. Ma l’Autore russo, che scriveva a pochi mesi dalla morte († 1900), non poteva certo prevedere come l’organo di governo europeo sarebbe diventato tanto potente da legiferare anche a livello morale in questioni etiche che a quei tempi non si potevano neanche immaginare.
Il riferimento va dunque alla conquista dell’Unione Europea nel determinare ufficialmente l’aborto come un “diritto dell’uomo”, in un passo ulteriore che dà sempre più forma a quella nuova religione che l’Ordine Mondiale vuole imporre a livello globale.
Sempre meno riservatamente anche l’eutanasia e l’omosessualità potranno arrivare presto a tale riconoscimento di “diritto” universale – in senso ufficiale – creando così una nuova tavola di valori sostitutivi e completamente sovversivi all’ordine naturale iscritto da sempre nell’uomo.
In nome dell’autodeterminazione si potrà avere il diritto all’aborto, all’eutanasia, a scegliere il proprio sesso così da poterlo vivere a propria discrezione (con tanto legame matrimoniale).
Uccidere, divorziare e perfino avere rapporti contro natura sono ormai le nuove “virtù” globaliste. Coloro che non accettano questi comandamenti del nuovo umanesimo si macchiano di un peccato sociale che tende a non essere tollerato.
In effetti, davanti a questi nuovi “diritti fondamentali dell’uomo”, chi non li accetta è paradossalmente additato come nemico dell’uomo e della sua libertà: il vero discriminante, nel senso più blasfemo dell’uso corrente.
Del resto, guai se il Vangelo non fosse discriminante, denunciando il peccato e promuovendo la virtù. Il vecchio Simeone disse che Gesù Bambino «è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione…» (Lc 2,34). La religione del Nuovo Ordine Mondiale ha invece appianato ogni discriminazione tra peccato e virtù: la rieducazione o l’eliminazione è prevista per quel piccolo resto che non si adeguerà e che si intestardisce a dare ancora valore soprannaturale alla Sacra Scrittura.
Basta guardare al recente richiamo all’Ungheria e alla Polonia da parte del “governo centrale europeo” per capire dal tono che non siamo poi tanto lontani dalle passate ideologie naziste e comuniste, dove il ricatto precedeva sempre l’imposizione. Poi, ricordiamolo per chi l’ha dimenticato, succedeva la dittatura con la persecuzione e i genocidi di massa. Sia la Polonia che l’Ungheria non possono dimenticarlo…