Nel centenario dell’Enciclica Spiritus Paraclitus di Benedetto XV
di Padre Settimio M. Manelli – Anno XVI. 2-2020 – sez. Theologica – p. 213-261
Questo studio, dopo aver presentato le parti salienti dell’Enciclica di Benedetto XV e averne evidenziato il doppio registro, esortativo e apologetico, ne mostra l’attualità. L’Enciclica prende spunto dal quindicesimo centenario della morte del massimo esegeta, san Girolamo († 420-1920), per riproporre a tutta la Chiesa il suo esempio mirabile di fede nella Parola di Dio scritta – in particolare nella sua ispirazione e nella sua inerranza – e di eroicità nel viverla. Il Papa denuncia poi i gravi pericoli che soggiacciono a certa esegesi cosiddetta scientifica, che si è allontanata dalla retta interpretazione della Bibbia, avendo trascurato gli insegnamenti dei Padri e del Magistero ecclesiastico, in particolare dell’Enciclica di Leone XIII, Providentissimus Deus (1893). Infine, l’articolo mostra come anche oggi (2020) esegeti cattolici sono apertamente in contrasto con l’insegnamento perenne della Chiesa sull’ispirazione e sui suoi effetti, tra cui principalmente l’inerranza o assenza di errori, non solo in ambito scientifico, ma anche e soprattutto nei racconti storici.
Il 15 settembre 1920 papa Benedetto XV volle commemorare il quindicesimo centenario della morte del grande esegeta e Dottore della Chiesa san Girolamo con una Lettera Enciclica: Spiritus Paraclitus1 . Il Pontefice trae occasione dal significativo anniversario per presentare anche ai nostri tempi il Santo dalmata – ritenuto da sempre il più grande esegeta della Sacra Scrittura2 – come modello per gli studiosi di oggi. Questi ha lasciato, infatti, un esempio mirabile di amore e di conoscenza della Parola di Dio, dalla quale trarre puro e divino nutrimento per la vita spirituale, per raggiungere, meditandola e mettendola in pratica, la più alta santità e l’unione perfetta con Dio.
Intento più profondo del Papa fu quello di consegnare agli esegeti ulteriori norme e linee guida per il loro studio, al fine di contrastare sia gli errori del darwinismo sia i residui del modernismo, e al fine di confutare quegli errori che, in campo biblico, minavano il dogma dell’ispirazione biblica, l’inerranza assoluta della Bibbia e la storicità della Scrittura. Volle anche confutare altri errori esegetici, come l’ipotesi delle “apparenze storiche”, secondo cui gli autori sacri in alcuni casi userebbero un linguaggio solo apparentemente storico, ma in realtà senza nessuna corrispondenza con la realtà dei fatti.
1 CONTENUTO DELL’ENCICLICA
L’edizione dell’Enciclica che si trova nell’Enchiridion Biblicum è strutturata in quattro parti. Prima parte: “La vita di san Girolamo” (EB 440-447). Seconda parte: “L’insegnamento di san Girolamo sulla Sacra Scrittura” (EB 448-463). Terza parte: “Altri aspetti dell’esempio e dell’insegnamento di san Girolamo” (EB 464-487). Quarta parte: “I frutti spirituali della Sacra Scrittura” (EB 488-495).
La prima parte è suddivisa in due paragrafi riguardanti i motivi dell’Enciclica e i cenni biografici su san Girolamo.
Il Papa afferma anzitutto che la Sacra Scrittura è stata data dallo Spirito Santo all’uomo «per iniziarlo ai misteri della divinità»3 . Lo Spirito Santo ha fatto sorgere «esegeti, notevoli per santità e dottrina», perché non lasciassero infecondo questo tesoro e lo facessero gustare ai fedeli attraverso i loro studi e le loro opere. Tra questi,
«è universalmente riconosciuto l’eccelso posto tenuto da San Girolamo nel quale la chiesa cattolica riconosce e venera il più grande dottore di cui il Cielo le abbia fatto dono per l’interpretazione delle sacre Scritture»4 .
Straordinari sono i servizi che san Girolamo «ha reso con la sua sapienza delle sacre Scritture»5.
Desiderio del Papa è «dare incremento allo studio nobilissimo delle Scritture», mostrando come esempio fulgido san Girolamo. Ma a ciò il Papa aggiunge la volontà di
«confermare con la nostra apostolica autorità e a meglio adattare ai tempi che oggi la Chiesa attraversa le preziosissime direttive e le prescrizioni date in questa materia dei nostri predecessori di s.m. Leone XIII e Pio X»6 .
Leone XIII scrisse la prima grande Enciclica dedicata alla Sacra Scrittura Providentissimus Deus (1893). Pio X approvò i de – creti della PCB in risposta a dubbi rilevanti in materia biblica, approvò il decreto del Sant’Uffizio Lamentabili (1907), e per confutare in modo più deciso e preciso gli errori del modernismo, scrisse l’Enciclica Pascendi (1907). Oltre all’aspetto positivo espresso nella volontà dei due Pontefici – incoraggiare e sostenere la conoscenza sempre più profonda della Sacra Scrittura per poter conoscere, amare e servire Dio –, è sorprendente la loro determinazione a eliminare in modo netto ogni errore in campo biblico, proveniente soprattutto dal modernismo, ma anche dall’incipiente (iper)criticismo storico, applicato alla Bibbia in maniera distorta e incurante del dogma.
Benedetto XV ricorda subito che lo stesso san Girolamo «ha esposto meravigliosamente e difeso efficacemente la dottrina cattolica intorno ai Libri Santi»7 , fornendo così alle generazioni successive materia solida e sicura per la «lettura devota e l’assidua meditazione delle Scritture divine»8 .
Il paragrafo successivo dell’Enciclica (EB 443-447) è dedicato all’esposizione sintetica ma essenziale della biografia del Santo dalmata.
Particolare importanza ha la seconda parte dell’Enciclica, in cui il Pontefice richiama l’insegnamento di san Girolamo sulla Sacra Scrittura. Sono messi in evidenza con chiarezza i due presupposti dottrinali imprescindibili che san Girolamo, «in armonia con l’intera Chiesa Cattolica», ha sostenuto e difeso: la divina ispirazione «e l’assoluta veridicità delle Scritture»9 .
«Si analizzino – scrive il Papa – gli scritti del grande Dottore: non v’è pagina in cui non sia reso evidente come egli abbia fermamente e invariabilmente affermato, in armonia con l’intera Chiesa Cattolica, che i Libri Santi sono stati scritti sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, che l’autore di essi va ritenuto Dio stesso e che come tali la Chiesa li ha ricevuti»10.
San Girolamo sostiene anche che l’agiografo ha scritto sempre in piena libertà, sebbene sotto l’azione dello Spirito Santo, mostrando come nella composizione dei Libri Sacri ci sia una collaborazione divino-umana, pur essendo Dio l’autore principale e «causa determinante». Il santo Dottore
«distingue accuratamente ciò che è particolarmente caratteristico in ogni scrittore» sacro: «secondo cioè l’ordinamento del materiale, secondo l’uso dei vocaboli, la qualità e la forma dello stile, egli dimostra come ciascuno abbia messo a profitto le proprie facoltà e le proprie capacità personali; giunge in tal modo a fissare e a delineare bene il carattere singolo, le impronte, per così dire, e la fisionomia di ogni autore, soprattutto riguardo ai profeti e all’apostolo Paolo»11.
L’idea che san Girolamo ha del carisma dell’ispirazione biblica
«è in perfetta armonia con la dottrina comune della Chiesa Cattolica: Dio – afferma ancora il Papa – con un dono della sua grazia illumina la mente dello scrittore circa le verità che questi deve trasmettere agli uomini “per ordine divino”; suscita in lui la volontà e lo costringe a scrivere; gli conferisce un’assistenza speciale fino al compimento del libro»12.
È messo bene in evidenza poi come san Girolamo
«proclamava con le parole e con l’esempio la suprema autorità delle Scritture, al punto che, non appena si sollevava una controversia, egli ricorreva alla Bibbia come alla più autorevole fonte per dedurne testimonianze, argomenti molto saldi e assolutamente inconfutabili al fine di dimostrare apertamente gli errori degli avversari»13.
Dopo aver evidenziato la fede del santo Dottore nell’origine divina della Sacra Scrittura e perciò la sua autorità suprema per la conoscenza e la difesa della fede, l’Enciclica afferma, con pari forza, la certezza che san Girolamo aveva dell’assoluta assenza di errore nella Bibbia, proprio in virtù della sua origine divina:
«Tale principio egli aveva appreso nelle più celebri scuole d’Oriente e d’Occidente, come tramandato dai Padri e accettato dall’opinione comune»; «ne fa la legge e la base dell’interpretazione cattolica»14.
Benedetto XV riporta poi numerosi passaggi tratti dalle opere di san Girolamo in cui questi afferma che nella Scrittura non ci può essere, e di fatto non c’è, il minimo errore. Infatti, «“la Scrittura non può mentire” (In Ier. 31,35ss), e non è permesso accusarla di menzogna (In Nah. 1,9) e neppure ammettere nella sua parola anche un solo errore di nome (Ep. 57,7,4)»15. Continua l’Enciclica:
«Del resto, il santo Dottore aggiunge che egli “non pone sullo stesso piano gli Apostoli e gli altri scrittori”, cioè gli autori profani; “quelli dicono sempre la verità, mentre questi, come capita agli uomini, possono errare su alcuni punti” (Ep. 82,7,2); molte affermazioni della Scrittura che a prima vista possono sembrare incredibili, sono tuttavia vere (Ep. 72,2,2); in questa “parola di verità” non è possibile scoprire nessuna contraddizione, “nessuna discordanza, nessuna incompatibilità” (Ep. 18,7,4; Cf Ep. 46,6,2); conseguentemente, “se la Scrittura contenesse due dati che sembrassero escludersi, entrambi resterebbero veri, quantunque diversi” (Ep. 36,11,2)»16.
1 Cf BENEDETTO XV, Lettera Enciclica Spiritus Paraclitus, 15 settembre 1920, AAS 12 (1920), traduzione in italiano in Enchiridion Biblicum. Documenti della Chiesa sulla Sacra Scrittura, EDB, Bologna 19942 (edizione bilingue), nn. 440-495, pp. 385-422 (abbrevieremo EB).
2 Cf B. W. HARRISON, The Encyclical Spiritus Paraclitus in its Historical Context, Part I: Was Spiritus Paraclitus rendered obsolete by Divino Afflante Spiritu, in Roman Theological Forum, September 1995, n. 60: http://www. rtforum.org/lt/lt60.html
3 EB 440.
4 Ibidem.
5 EB 441.
6 Ibidem.
7 EB 442.
8 Ibidem.
9 EB 448.
10 Ibidem.
11 Ibidem.
12 Cf EB 448.
13 EB 449.
14 Ibidem.
15 EB 450.
16 EB 451.