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Catechesi di P. Serafino M. Lanzetta, tenuta a Radio Buon Consiglio il 25 maggio 2020.

L’ingegnarsi presente su come distribuire l’Eucaristia ai fedeli, con le trovate più strambe e più irrispettose dell’augusto Sacramento, non sarebbe stato possibile se non ci fosse stato l’indulto di poter distribuire la Comunione sulla mano. Indulto che nasce per rimediare a un abuso liturgico diffusosi in diverse nazioni a partire dal 1965: dare l’Eucaristia in mano al fedele. Oggi tale indulto è diventato indiscutibile. Però il fedele ha ancora diritto di ricevere la Santa Comunione secondo la legge universale della Chiesa, in ginocchio e in bocca (anche in tempi di pandemia), evitando che un permesso si trasformi di fatto in un’imposizione. Tuttavia c’è una visione teologica che soprassiede al tutto, la quale si può sintetizzare in una domanda: l’Eucaristia è stata istituita anzitutto per essere ricevuta in cibo o per essere adorata? Oppure: viene prima il sacrificio o il banchetto? Da un corretto coordinamento delle due dimensioni, subordinando il momento conviviale a quello sacrificale e adorante, deriva anche il modo giusto, devoto e più degno di ricevere la Santa Comunione.

Buona visione!

Catechesi di P. Serafino M. Lanzetta, tenuta a Radio Buon Consiglio l’8 giugno 2020.

È proprio vero che ciò che conta è la sostanza e non la forma nel ricevere la S. Comunione? L’Eucaristia è il Corpo di Cristo, perciò anche il mio corpo deve assumere le fattezze del Corpo immolato del Signore per essere degno di riceverlo. Inginocchiato e ricevendo la Comunione in bocca, esprimo l’abbassamento del Verbo che si fa carne per farsi pane. Tutte le possibili obiezioni che si muovono alla Comunione in bocca e in ginocchio sono riassumibili in un’idea teologica di fondo che equipara la S. Messa all’Ultima Cena. Di qui l’autorizzazione a prendere e a mangiare. La S. Messa, in verità, non ripresenta l’Ultima Cena, ma il Sacrificio della Croce, istituito nella «notte in cui il Signore veniva tradito», quale sacrificio visibile dell’offerta che Cristo fa di Se stesso sul Calvario una volta per tutte. Se l’Ultima Cena non è l’istituzione memoriale del Sacrificio dell’Agnello, la Croce è una mera esecuzione di un condannato a morte.

Buona visione!