Sarebbe stato interessante poter porre a Papa Francesco qualche domanda nel suo colloquio con i gesuiti slovacchi, lo scorso 12 settembre 2021. In quell’occasione il Papa ha detto che è la libertà che ci fa paura. Sostanzialmente la libertà della novità, della diversità, del guardare in faccia alle persone nella Messa verso il popolo. Ecco perché ci si rifugia nel passato, scadendo nella rigidità e nel clericalismo. Una domanda poteva essere questa: è la libertà che oggi ci spaventa o non piuttosto la verità? La libertà non è illimitata. Potrei decidere anche di andare contro un muro con la mia libertà e di continuare a farlo nonostante che il muro mi respinga. Se decido di non farlo è in virtù della verità, del fatto che c’è un muro. Se non parto dalla verità la libertà è vuota: è un suicidio assistito o una chiesa che brucia.
Video-catechesi di P. Serafino M. Lanzetta sull’unità del Mistero Pasquale di Cristo e sulle conseguenze derivanti da un’arbitraria separazione della Passione e Morte dalla Risurrezione.
Il Mistero Pasquale di Gesù – la Passione, Morte e Risurrezione – è un tutt’uno e va considerato sempre nella sua inscindibile unità. La Croce senza la Risurrezione sarebbe la mera esecuzione di una condanna a morte, come la Risurrezione senza la Croce una gloria senza la redenzione, un successo senza la sofferenza. La tentazione più ricorrente e all’ordine del giorno è quella di separare la Risurrezione dalla Croce: una sorta di emancipazione pentecostale della Chiesa. Ciò ha ripercussioni rovinose in teologia e nella vita liturgica della Chiesa. Si pensi alla Messa, il più delle volte intesa come mero convivio e non più sacrificio dell’Agnello divino, da cui scaturisce la Comunione con Lui. La Santa Comunione è data sulla mano al fedele rigidamente in piedi, perché risorto. Giustizia e misericordia sono poste l’una contro l’altra e la penitenza scompare per fare posto alla festa. Una festa e una gioia, però, che senza essere lavate nel Sangue di Cristo risultano vuote. Come vuote sono molte nostre parrocchie.
Buona visione!
Serafino M. Lanzetta, Semper Virgo. La Verginità di Maria come forma, Casa Mariana Editrice, Frigento 2019.
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Siamo preda di un amorfismo contagioso che diluisce i misteri della fede nel flusso del tutt’uguale. Abbiamo perso la forma, cioè quel principio che determina l’essenza di una cosa e che la specifica distinguendola da tutte le altre. L’invito ad essere perfetti è rivolto a tutti, però abbiamo dimenticato che c’è una gerarchia negli stati di vita del cristiano. Così il matrimonio e la vita consacrata, livellati per invitare tutti alla santità, versano entrambi in una crisi profonda. Crisi che non risparmia neppure il celibato, soggetto ormai alle trasformazioni epicuree del tempo. La soluzione è Maria Vergine. La sua perpetua verginità è la forma originaria che ha plasmato Cristo e in Lui ogni cristiano e ogni vocazione cristiana.
In vendita in tutte le librerie e sui negozi on-line.
Serafino M. Lanzetta, Fatima un appello al cuore della Chiesa. Teologia della storia e spiritualità oblativa, Casa Mariana Editrice, Frigento 2017.
Ascolta l’audio-presentazione del libro:
L’evento-Fatima ha segnato l’inizio di un cammino rinnovato per tutta la Chiesa: la Bianca Signora, venuta dal Cielo a parlarci attraverso i tre umili Pastorelli, ha ridetto al XX secolo e all’uomo di oggi la verità del Vangelo di sempre, ma con una particolarità, calandola nella storia. Gli eventi soprannaturali – riconosciuti tali dall’approvazione della Chiesa – hanno confermato i fatti storici e la storia è stata letta dalla Vergine stessa alla luce di Dio.
Nel maggio 2010 il Santo Padre Benedetto XVI si recò a Fatima, allargando ulteriormente gli orizzonti spirituali del Messaggio di Fatima. Si opinava, infatti, che con la rivelazione della terza parte del Segreto – avvenuta nel 2000 – la profezia di Fatima fosse ormai conclusa. Il Santo Padre Benedetto XVI, invece, ha affermato che Fatima è un messaggio ancora aperto, una profezia che deve ancora realizzarsi completamente. La Madonna di Fatima chiede la consacrazione al suo Cuore Immacolato come rifugio per salvare noi e tutte le anime dalla morte eterna.
In vendita in tutte le librerie e sui negozi on-line.
The shepherds were given a “sign” by the Angel in order to know that the Saviour, Christ the Lord, was born. “You shall find the Infant wrapped in swaddling clothes who lays in a manger” (Lk 2:12), said the Angel. The Evangelist says also that when the shepherds arrived to Bethlehem found “Mary and Joseph and the Infant laying in the manger” (Lk 2:16). Only seeing through the presence of Mary and Joseph the revelation of the Baby becomes clear. The shepherds ‘saw’ first of all the virginity of Mary and the way Joseph was adoring the Baby. Then they were able to understand the sign and adore themselves Jesus the Lord.
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The perpetual Virginity of Mary is a dogma of Faith, unfortunately put into discussion so many times in these recent years. The catastrophic effect of this attempt to obscure it in order to also overcome the modern taboo of chastity is a general identity crisis that affects the whole Church. Mary’s Virginity is the form of Christianity because She has moulded in her womb Christ and with Him also the Mystical Body. There is a hierarchy to respect: first Christ’s virginity with Mary’s, then religious consecrated life, celibacy and widowhood, and finally marriage. Mary’s Virginity set the example of sponsality with the Lord and of martyrdom – two key aspects of early Christianity.
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Papa Francesco ha voluto che questo mese di ottobre fosse un mese missionario straordinario per festeggiare i 100 anni dalla promulgazione della lettera di Benedetto XV sulle missioni dal titolo Maximum illud. Missione, secondo le parole chiare di Gesù, è andare in tutto il mondo, annunciare il Vangelo ad ogni uomo e fare discepoli del Signore tutte le genti. Eppure, la missionarietà, pur rilanciata nei suoi accenti classici, rischia di fatto di significare tutt’altro. “Missione ad gentes” oggi è andare verso le periferie esistenziali, abbracciare problemi sociali e territori sfruttati, quale quello Amazzonico. “Convertire” significa uscire da se stessi per aprirsi a una nuova comprensione delle culture e dei territori, rigidamente fissi sul dialogo e sull’incontro. Bisogna evitare il proselitismo, cioè di convertire nel senso classico della parola. Perché allora rilanciare la Maximum illud?
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