Tradizioni petrine nella Roma del IV secolo: il caso dello pseudo-Egesippo
di Chiara Chiessi – Anno XIV. 2-2019 – sez. Commentaria – p. 217-233
[1] Nella ricerca da me effettuata[2] e di cui presento in questo abstract solo una parte, mi sono occupata di analizzare le relazioni tra la Passione di Pietro e Paolo[3] scritta dallo Pesudo-Egesippo e le tradizioni precedenti e coeve su Pietro a Roma.
Infatti, studiando questo rapporto, è possibile cercare di comprendere gli influssi che hanno portato l’autore a concepire e comporre il testo così come lo leggiamo attualmente, nonché cercare di collocare l’opera lungo l’evoluzione delle tradizioni sull’apostolo Pietro nell’Occidente latino, dove molte volte tali tradizioni sono state rielaborate e rifunzionalizzate in contesti di ricezione anche molto diversi tra loro, quanto a epoca, destinatari, situazioni politiche, concezioni dottrinali. Il fatto, poi, che si tratti di un filone di studi non particolarmente esplorato rende ancora più interessante approfondire lo studio di questa singolare opera, contenuta all’interno dell’ampia riscrittura latina del Bellum Iudaicum di Flavio Giuseppe, operata dall’autore detto, per l’appunto, Egesippo.
La dissertazione, dunque, presenta un primo capitolo che verte sul rapporto tra la Passione di Pietro e Paolo dello Pseudo-Egesippo e gli Atti di Pietro, con un confronto contenutistico tra i blocchi narrativi e una serie di note linguistico-filologiche dei due testi.
Il secondo capitolo è invece relativo al rapporto della medesima Passio con le opere coeve, cioè di fine IV secolo, in particolare con quelle di Ambrogio di Milano, a causa del fatto che, come si dirà, talvolta i cinque libri di Historiæ sono stati attribuiti proprio al grande vescovo di Milano. Di Ambrogio, oltre a presentare traduzione, confronto e note filologiche del Sermo contra Auxentium[4], si farà un confronto anche con le singole opere per constatare dove è nominato Pietro e dove è presente la narrazione del suo martirio.
Successivamente sarà effettuato il confronto con il primo Sermone di Massimo di Torino[5] e, infine, con il secondo libro dei Chronica di Sulpicio Severo[6]. In queste opere, infatti, osserveremo la presenza di interessanti tradizioni che richiamano la presenza degli apostoli Pietro e Paolo.
All’interno di questa introduzione, presento in via preliminare, oltre a qualche informazione sulla vita e la formazione dello Pseudo-Egesippo, anche il testo e la traduzione della Passio Petri et Pauli.
Chi è lo Pseudo-Egesippo[7]
Per inquadrare lo status quæstionis, dobbiamo definire bene chi sia stato lo Pseudo-Egesippo e quale sia stata la sua formazione. Egli fu un autore che riscrisse e tradusse in latino il De bello Iudaico di Giuseppe Flavio (37-100 d.C.; il medesimo autore scrisse anche le Antichità giudaiche, una storia del popolo ebraico dalle origini al 66 d.C.), cioè la storia della rivolta antiromana del popolo ebraico degli anni ’66-70. Scrisse anche una narrazione storica tratta dai libri biblici dei re. Si è concordi nel considerare Egesippo autore del IV secolo. Per quanto riguarda più nel dettaglio l’arco temporale in cui egli scrisse, si possono avanzare varie ipotesi; una delle più accreditate individua il terminus ante quem nella battaglia di Adranopoli (378) per la descrizione degli Alani alla frontiera danubiana, ed il terminus post quem negli anni 367-369 sulla base di un accenno alla spedizione in Britannia del generale Teodosio il Vecchio, padre del futuro primo imperatore omonimo[8]. Egesippo dunque avrebbe scritto durante le vittorie in Britannia di Teodosio il Vecchio.
Nella tradizione manoscritta è presente un filone che attribuisce l’opera di Egesippo ad Ambrogio. Accenneremo in breve alcune questioni per rimandare poi al capitolo in cui si tratterà più approfonditamente del rapporto tra lo Pseudo-Egesippo e Ambrogio.
Cassiodoro ci parla di una traduzione latina del Bellum Iudaicum attribuita ad Ambrogio[9]. Quest’attribuzione è attestata da manoscritti quali il Cod. Ambrosianus C 105, del VI secolo (il più antico testimone di Egesippo) e codici più tardi, del IX-X secolo (Cod. Vaticanus Palatinus 170 e Cod. Vesontionensis 833).
A partire da fine Ottocento, gli studiosi che troviamo più inclini ad identificare Egesippo con Ambrogio sono l’Ussani, il Landgraf e il Weymen. I risultati del primo furono però contestati da Scholz, il quale nel 1909 respinse categoricamente la paternità ambrosiana, sostenendo che Egesippo era fonte di Ambrogio.
Nella seconda metà del XX secolo, l’attribuzione ambrosiana è stata quasi del tutto lasciata da parte: ricordiamo infine solo il Courcelle il quale affermò che l’opera attribuita a Egesippo fosse in realtà di Ambrogio, intuizione però mai dimostrata[10].
Aggiungiamo infine una breve spiegazione sul motivo per cui al nome di Egesippo venga aggiunto “Pseudo”: già abbiamo visto come alcuni studiosi abbiano identificato Egesippo con Ambrogio. Inoltre, il nome Egesippo non è attestato prima del IX secolo; l’autore dell’opera era noto come Josephus. Egesippo sarebbe dunque una corruzione di Josephus secondo la maggioranza degli studiosi[11].
[1] Abbreviazioni utilizzate:
Ps.-E.: Pseudo-Egesippo, Hegesippi qui dicitur historiæ libri V, V. Ussani, Wien-Leipzig 1932 (CSEL 66/1).
AP: Actus Petri cum Simone, in Acta apostolorum apocrypha, Lipsius e Bonnet, Lipsia, 1891.
MP: Μαρτύριον τοῦ ἀγίου ἀποστόλου Πέτρου, in Acta apostolorum apocrypha, Lipsius e Bonnet, Lipsia, 1891.
SM: Simon Mago.
[2] Tesi magistrale discussa il 7 marzo 2019 presso l’aula magna del dipartimento di studi umanistici dell’università di Roma Tre. Relatore: prof. Alberto D’Anna.
[3] Cf M. Geerard, Clavis Apocryphorum Novi Testamenti, Turnhout 1992, n. 192; edizione critica: Hegesippi qui dicitur historiæ libri V, V. Ussani, Wien-Leipzig 1932 (CSEL 66/1).
[4] Cf Ambrosius, Epistolæ Prima Classis, Sermo contra Auxentium de basilicis tradendis (epistola LXXVa, 13), in Patrologiæ cursus completus. Series Latina, J. P. Migne, vol. XVI.
[5] Cf Massimo di Torino, Sermoni liturgici, a cura di M. Mariari Puerari, Edizioni Paoline, Milano 1999.
[6] Cf Sulpicio Severo, Cronache, a cura di L. Longobardo, Città Nuova, Roma 2008.
[7] Cf C. Somenzi, Egesippo-Ambrogio. Formazione scolastica e cristiana a Roma alla metà del IV secolo, Vita e Pensiero, Milano 2009.
[8] Nel 368 Teodosio il Vecchio fu mandato in Britannia, inviato dall’imperatore Valentiniano I, con il compito di reprimere una cospirazione.
[9] Cf Cassiodoro, Inst. I, 17.
[10] Cf C. Somenzi, Egesippo-Ambrogio. Formazione scolastica e cristiana a Roma alla metà del IV secolo.
[11] Cf ibidem.