La coerenza e il coraggio della fede. Il servo di Dio Enrico Medi: un esempio che ci sospinge alla "buona battaglia"
di Suor M. Elisabetta della SS. Trinità, OCLI, – Anno XVII. 2-2022 – sez. Commentaria – p. 165-186
1. IL BRIVIDO DEI “COSTRUTTORI DELLA TORRE DI BABELE”
La nostra mentalità contemporanea è così assorbita e ormai assuefatta dall’ideologia marxista che la massa non si rende conto di vivere nel pieno dell’apoteosi del progetto nativo socialcomunista. Come cento anni fa la povera gente non poteva mangiare se non aveva “una tessera” ben precisa, anche oggi – all’apparenza è cambiato solo il colore, prima era il trionfo del “rosso”, ora è il trionfo “green” –, la situazione non è affatto diversa. Assistiamo alle stesse strategie fondate su calunnie che hanno il solo scopo di mettere in cattiva luce coloro che non aderiscono alla “novella” ideologia del momento, i quali sono etichettati come gli individui più pericolosi e complottisti del paese: è la stessa e banale dinamica che si ripete da più di cent’anni in tantissimi altri paesi. Le poche menti che ragionano ancora con la propria testa hanno capito che adesso “l’emergenza” è sanitaria, ma a breve sarà economica, ecologica e via via… L’importante è che la massa si sia abituata al “regime”, ad un totalitarismo che annienta la personalità del cittadino facendogli credere che ogni decisione presa – anche la più assurda – è per il bene del paese e per la libertà dell’individuo.
L’oligarchia che a livello mondiale vuole controllare, fare sperimentazioni genetiche sull’uomo, determinarne la quantità e la qualità (il famoso progetto “Reset”) è un sogno che, in un certo senso, ispirava già le menti megalomani dei dittatori di turno del secolo scorso1 . La sola differenza è che allora non avevano i mezzi economici e tecno-scientifici, che invece abbiamo oggi, in grado di sostenere i loro assurdi progetti di onnipotenza.
Il “riscatto” del popolino, pertanto, era una di quelle scuse che aveva il solo fine di guadagnare quei consensi necessari per poter avanzare le proprie ambizioni disumane. È lo stesso principio del nazismo: l’idolatria della razza ariana era l’ennesima menzogna che inebriava il “superuomo”, idolatria che si sposa perfettamente con quella attuale, che è giunta persino a fare dell’umanità una “cavia” dei progressi tecnici e sperimentali del riduzionismo biologico-scientista.
Ma la storia – che non è poi così lontana – sembra non ci abbia insegnato niente, nonostante le stragi rivoluzionarie che investirono e sterminarono l’Europa.
Non è forse vero che ormai il Cattolicesimo (quello vero) è considerato l’“oppio del popolo”?2 E che esso – considerato come il pericolo numero uno per il progresso del “nuovo umanesimo” – sia da eliminare completamente? Inoltre, è un dato di fatto che il comunismo non è più ritenuto «intrinsecamente perverso»3 neanche da coloro che si definiscono cattolici, anzi, esso è entrato ormai ovunque, anche nel modo comune di pensare e nella morale, senza neanche che la gente se ne sia accorta.
La Madonna a Fatima, già nel 1917, ci aveva avvertito che gli errori dell’ideologia rossa si sarebbero diffusi in tutto il mondo provocando danni “eterni” a discapito della salvezza di generazioni di anime. Ma l’uomo del XX secolo non ha ascoltato il materno ammonimento, si è sentito ormai “adulto” e “arrivato”. Tale “evoluzione”, in rapporto alla religiosità del mondo occidentale, è stata così analizzata:
«La religione – e con essa la comunità e le istituzioni religiose – ha perduto la sua centralità, in quanto non più rilevante per la vita sociale. Non soltanto così la religione è diventata una questione di scelta personale piuttosto che un bisogno pubblico, ma si è imposta la tendenza a confinarla nella sfera delle credenze personali, nella pratica privata e dei modelli di comportamento morale individuale»4.
Questa analisi ci sembra però ormai obsoleta, poiché dalla metà del XX secolo e con l’accelerazione di questi ultimi anni del XXI, anche il “comportamento morale individuale” – come scelta personale – tende ad essere perseguitato e soffocato, soprattutto quando si tratta di portare avanti una condotta cristiana coerente; stiamo assistendo infatti ad un «ripudio totale della fede cristiana»5 e senza tante maschere: tutti devono aderire all’ipnosi globalista o comunque piegarsi ad essa per lasciarla trionfare. Il progressivo benessere economico, inoltre, ha fatto sperimentare ai “potenti di questo mondo” quel brivido che mosse i costruttori della Torre di Babele a tentare di andare oltre le possibilità dell’uomo, sfiorando perfino l’illusione di veri deliri di onnipotenza e di “eternità artificiale”.
Evidentemente il passo è ben più in avanti di quello individuato da L. Gilkey: non si tratta più di un “sopportare la sfera delle credenze personali”; qui si parla di eliminazione programmata del credo cattolico, personale o sociale che sia. Purtroppo anche la Chiesa non è rimasta immune da tale programma ideologico e colui che tenta di essere fedele al Vangelo è tacciato di proselitismo e tradizionalismo – nel senso dispregiativo del termine –, come se la coerenza alla propria fede sia una sorta di terrorismo intransigente, e chi ha mantenuto ancora il senso del peccato6 è catalogato nella “classe” più pericolosa per la libertà personale e delle coscienze.
Per questo abbiamo scelto di parlare di un laico cattolico che tra l’inizio del dopoguerra e la metà degli anni Settanta ha lottato energicamente affinché la civiltà cattolica, con tutto il suo bagaglio di umanità e rispetto per la dignità altrui, trionfasse individualmente e anche socialmente, soprattutto nel territorio italiano. Stiamo parlando del servo di Dio Enrico Medi: scienziato, politico, conferenziere popolare e perfino uomo che ha collaborato ai primi passi di quella che oggi chiamiamo l’Unione europea.
Quest’ultimo punto potrebbe far arricciare il naso a qualcuno, ma chi conosce la vita e le intenzioni di Medi, sa che egli lavorò a questo progetto con un fine distante anni luce da quello che si sta verificando oggi. Lui stesso non avrebbe mai immaginato che a distanza di soli cinquant’anni un potere oligarchico indiscutibile avesse deliberato su tutte le leggi di mercato, sui rimedi sanitari, su ciò che è “scientifico” e su ciò che non lo è… fino ad arrivare a decidere perfino cosa sia moralmente bene o male.
Ebbene, pensando alla dittatura europea contemporanea e a come l’Occidente abbia identificato la sua unica fede in un futuro “tecnicizzato”, possiamo affermare che questo nuovo “credo” del nuovo umanesimo
«è quello stesso ideale di unità del mondo annunciato da Lenin quando parla dell’unità della terra elettrificata. Qui fede orientale e fede occidentale confluiscono l’una nell’altra […]. Appare evidente l’unità che sta alla base della dualità»7 .